The project is based on two specific conditions: – on one side the client’s needs, looking for a small and intimate space; – on the other a small, special and precious place. The alpine landscape dominates the place: it becomes evident the condition of a privileged and unique space. The concept of size guides the project. Great is the land, the landscape: small is the place, the space. There is a mutual relationship that inspires the design process. What is the role of the “room” in relation to the landscape? How the landscape reflects, “adopts” the room? The point of view changes in a frenzied search for balance. A micro retreat for weekends, a place for contemplation, a clearing house from a daily hectic urban condition. A small wooden box fits between two existing buildings. Inside, the wood shows its nature in warm tones; outside, the surface treatment with silver-gray paints echoes the colors of the centenarian woods of rural buildings. The wooden panels, assembled with different development of the vein (horizontal – vertical), react to sunlight returning different geometric compositions. Outside, almost in a mimetic condition, the new wooden facade seems to hide itself, in the shadows of the landscape, and then to confirm, with sunlight, its presence, dazzling, throwing a visible signal at a long distance. Inside, the space becomes a privileged place overlooking the landscape. Almost an abstraction, an estrangement that allows to emphasize the privileged status of the “spectator”. A second level of thinking regards the stability of the building’s image in the landscape: spaces lived for short periods consolidate their status of “closed” places. The light that reflects differently on the wooden panels changes the appearance in colors and tones, the uninhabited façade lives of its own life. Finally, the project underlines yet another ambiguity: as a wooden container, as furniture and furnishing, it is “a wardrobe in the landscape”. The project operates in small size, uses simple devices to find a contemporary language within strongly characterized environmental contexts
La proposta progettuale prevede la ricostruzione del fabbricato sul sedime originario. L’edificio esistente si configura attraverso due piani sovrapposti con diverse funzioni: al piano terra, un ampio locale diviso in tre navate costituisce la stalla; al piano primo, con accesso dal lato sud, il fienile è costituito da un volume di notevole altezza, contraddistinto da un’ampia parte soppalcata. Esternamente, l’edificio esistente si caratterizza attraverso una doppia apertura sovrapposta sul lato est, un ampio ingresso a sud ed un corpo basso con ingresso autonomo sempre a sud. Il progetto del nuovo edificio persegue alcuni obiettivi paesaggistici orientati ad una valorizzazione del manufatto all’interno del costruito ed al riconoscimento di alcuni valori compositivi dell’edificio esistente. La definizione volumetrica, basata su forme e proporzioni tradizionali, non altera gli equilibri presenti nel contesto rurale/urbano del tessuto esistente. Il potenziale volumetrico è utilizzato parzialmente in modo da realizzare un piano sottotetto. Elemento qualitativamente significativo del progetto è l’architettura del nuovo edificio residenziale: una struttura fortemente legata al contesto che riutilizza in forma contemporanea alcuni caratteri salienti dell’esistente. L’edificio originario si caratterizzava per la presenza di un doppio portone sovrapposto; questo elemento definisce compositivamente un grande riquadro, una grande apertura. Un’unica grande “finestra” , funzionale alla vita contadina (stalla+fienile), esito di una cultura materiale radicata che da espressione alle esigenze, alle necessità di sopravvivenza: un’architettura dettata dai vincoli e dalle particolarità dei luoghi. Nel contesto di Isola, sono rari gli interventi di sostituzione che approfondiscono ricerche su materiali, forme, modi e tecniche costruttive dell’edilizia tipica. Non potendo reinterpretare liberamente forme e volumi, sono stati utilizzati gli “ingredienti” presenti. Il progetto prevede di riproporre il grande “rettangolo” originario nella facciata est. All’interno di esso, verranno collocati tutti i serramenti e i relativi sistemi di oscuramento. Viene inoltre riproposta la gerarchia degli ingressi e la sequenza in sezione (piano seminterrato_piano terra_soppalco). Obiettivo di questo progetto è eseguire un intervento che rispettando il contesto edificato del luogo, propone una composizione volumetrica tradizionale, utilizza le tracce esistenti per ricomporre un elemento di architettura contemporaneo.
La casa si trova al piano nobile di un palazzo storico di Firenze ridisegnato nel 1735 dagli architetti Giovacchino Fortini e Ferdinando Ruggieri per Giuliano Dami, favorito del Granduca Giangastone dè Medici. Il progetto dello studio Zeno Pucci+Architects aveva come concept principale, quello di rivisitare in chiave contemporanea questa dimora storica, attraverso l’inserimento di elementi di arredo di elevata modernità e dallo stile molto minimalista. L’atmosfera si intuisce fin dall’ingresso, dove a causa delle decorazioni a parete, veniamo catapultati in uno spazio storico ben contrastato dagli arredi presenti. Ecco poi la fuga prospettica della galleria affrescata da Niccolò Pintucci, che ritrae paesaggi antichi, schermati da capricci architettonici, parzialmente coperti da una selvaggia vegetazione. Nell’ampio salone, scandito dal soffitto a cassettoni del’400 dipinto a motivi geometrici, gli arredi donano uno stile moderno in contrapposizione con la storicità della sala, come nella stessa sala da pranzo. In quella che una volta era la cappella di famiglia ora è stato ricavato uno studiolo, ma l’atmosfera riporta sempre ad una modernità molto sobria e discreta. Anche la camera padronale segue il mood di tutto l’abitazione, come la testiera del letto in pietra serena imbottita di pelle bianca, e le due sedute moderne ai piedi del letto. Movenze e atmosfere di un tempo che disegnano la cucina, dove ancora il moderno si fonde con l’antico, con il grande acquaio in bardiglio grigio che riprende il colore delle decorazioni a contrasto sulle pareti in pietra serena trattate a grassello avorio, la credenza in ferro corten e vetro opacizzato retroilluminato.
Il progetto di questa villa unifamiliare nasce dall’esigenza di sfruttare un fortunato fabbricato di stile liberty nel centro di Empoli al fine di creare la nuova residenza di una famiglia dinamica dai gusti definiti. Il progetto ha saputo interpretarne le esigenze dando vita ad un edificio che costituisce uno splendido esempio di rivisitazione in chiave moderna della stile Liberty. Il linguaggio abitativo contemporaneo spesso si articola in una sintassi complessa, che unisce non solo scelte e composizioni stilistiche, ma anche congiunzioni decorative e complementi materici di qualità. Ciò si traduce in ambientazioni di gusto moderno dal sapore minimalista e di design, in soluzioni ordinate studiate nei volumi e negli spazi, in novità cromatiche e in una vasta selezione di materiali innovativi e resistenti. La progettazione contemporanea si esprime nell’arredo, al quale si affiancano gli elementi decorativi, che contribuiscono all’allestimento scenico di ogni stanza: in questo senso, negli interni assumono un ruolo importante tanto l’impianto d’illuminazione, quanto la scelta cromatica delle finiture parietali e la resa ornamentale della carta da parati. Faretti e led creano scenografici effetti luminosi sulle pareti e sotto i mobili in un continuo scambio di luci ed ombre, mentre uno spettro di sfumature dal grigio al bianco è declinato in un arcobaleno di tonalità neutre, calde e avvolgenti, in un delicato equilibrio cromatico. La carta da parati, riveste, come un grande arazzo, delle pareti delle camere da letto, che si impreziosiscono così dell’artificio cromatico creato dalla stessa decorazione. Rivestono grande importanza, infine, i materiali di prima qualità di cui si compone l’abitazione, come il wengè, utilizzato nel pavimento, e il legno dell’elegante boiserie, che contorna il bagno di rappresentanza. La filosofia di approccio dello studio, contraria alla creazione di “edifici sterili” nati unicamente dall’applicazione delle regole e basata, al contrario, su una pratica sartoriale in sintonia con chi vi abita, ha permesso di sfruttare le potenzialità tecniche sopra descritte per realizzare un “edificio vivo”, capace di comunicare sensazioni uniche. Un progetto di dettaglio quindi, attento ad ogni particolare, dove molti elementi sono realizzati a disegno.
Lo studio Zeno Pucci+Architects, si è trovato a progettare uno spazio artigianale ormai privo delle funzioni originali, situato in centro città, ed offre un’occasione di trasformazione urbana imperdibile. Il progetto elaborato è stato capace di fondere due unità distinte, con destinazioni e caratteristiche diverse, in un’unica e sorprendete residenza. Il volume è stato completamente reinventato, mettendo in risalto i caratteri di pregio dell’esistente modellandoli secondo le nuove esigenze abitative e abbracciando tutti gli aspetti in gioco. Il processo realizzato ha comportato lo studio a tavolino di ogni elemento, coniugando espressività e funzionalità allo scopo di rendere massima la qualità abitativa. Il risultato è questa splendida residenza situata nel centro di Empoli. Al piano terra, circondato da un resede adibito a giardino, oltre ad un’ampia zona giorno, si trovano uno studio ed alcuni locali di servizio; al piano superiore la zona notte, dotata di tre camere e due bagni. A collegare il tutto una scala realizzata artigianalmente con un’attenzione per i dettagli davvero invidiabile, capace di accostare diversi materiali, quali legno di teak, certo e acciaio, con sofisticata sensibilità. L’utilizzo di superfici e materiali differenti costituisce infatti un elemento cardine dell’intervento, dove ogni pezzo manifesta la propria personalità e dove l’insieme genera un’armonia immediatamente percepibile che rende l’abitare un’esperienza unica. L’attenzione progettuale per la dimensione impiantistica, evidente nel controllo di illuminazione e regolazione microclimatica degli ambienti, chiude il quadro su un intervento che costituisce un vero esempio di recupero urbano ai fini abitativi.
Un inedito percorso progettuale contraddistinto da forme eleganti, colori luminosi e oggettistica contemporanea, sono le linee guida del progetto dello studio Zeno Pucci+Architects. Lo spazio è stato completamente riconfigurato per ricavare una camera da letto, un bagno, una cabina armadio e una zona living caratterizzata da una cucina a scomparsa all’interno di una boiserie di legno che nasconde anche la porta d’ingresso. Tutti i dettagli architettonici mantengono un aspetto retrò, come le boiserie che corrono lungo le pareti del living e le porte bianche a riquadri simmetrici. Le linee pulite sono bilanciate dal pavimento in materiale marmoreo che ricorda la pavimentazione del Battistero di Firenze. Così in cucina al disegno decor del rivestimento è abbinato un arredo su misura, studiato per recuperare ogni centimetro, in legno laccato grigio, piano di lavoro in granito nero e acciaio a vista, dalle linee pulite e contemporanee. Nella zona notte, e stata creata una camera matrimoniale e una cabina armadio, oltre che ad un bagno completo di tutti i servizi. In questo contesto l’intento era quello di creare un look originale che è stato raggiunto con un mix eclettico di luci, arredi e complementi, ma anche con punte di colore che si ritrovano ovunque e impreziosiscono lo spazio.
In collaborazione con l’Architetto Roberta Perrone
Nella città antica, palazzo Carrozzini è una delle ultime architetture di Manieri Elia, maggiore esponente del barocco leccese fine 700. L’incuria e l’abbandono hanno portato al deterioramento dell’ala aggiunta in stile, nei primi del 900, prospiciente la chiesa di S. Chiara. Un restauro lapideo delle facciate con tecniche e mezzi tradizionali e la sostituzione dei solai in putrelle di ferro, parzialmente crollati, hanno suggerito il tema della casa nella casa, individuando uno spazio nuovo rispetto alla distribuzione originaria, ma in armonia con l’intera fabbrica. Pietra locale, rame e lastricati in graniglia uniti a travi ipe, acciaio e vetro, indicano la volontà di denunciare il limite tra la fabbrica e il nuovo, in un sottile equilibrio tra tradizione e innovazione. Un gioco di piani intermedi sospesi e squarciati da tagli di luce, pavimenti trasparenti in vetro, favoriscono la lettura del contenitore storico e del nuovo contenuto, in un unico spazio fortemente caratterizzato e caratterizzante, che rispecchia le esigenze funzionali della committenza. Al piano terreno sono stati recuperati i locali voltati e portate alla luce le vecchie cantine, con i suggestivi paramenti murari di epoca tardo romano, e ospitano, oggi, una libreria e una sala espositiva. I sotterranei si sviluppano alternando un ampio ambiente a spazi minori. Il grande spazio è alleggerito dal “peso” del palazzo sovrastante grazie all’inserimento di un pavimento in vetro: un inaspettato lucernario sotterraneo, che crea un effetto di profondità e luminosità. Con lo stesso principio, al piano nobile è stato inserito un piano intermedio, un doppio volume, completamente trasparente, che si affaccia su se stesso e sulla piazza antistante attraverso le due grandi finestre angolari. Una parete rossa inquadra in un unico specchio l’emozione del barocco della chiesa di S. Chiara, colonne e fastigi che si rispecchiano sui vetri e sul pavimento in acciaio del soppalco in una continua atmosfera di luci e di ombre.
Committente Gruppo Foresta
Direzione lavori Francesco Foresta
Collaborazione Massimo Dell’Anna architetto, Lorena Sambati architetto
Ubicazione Lecce
Fotografia Alberto Muciaccia