The project , realized for a private investor, is of a poly-functional complex placed in the corner of a junction of one of the city’s commercial axis. In the horizontal body there is a shopping center in which a rotated volume meant for offices, leans.
Client – Private
Team – Amedeo Schiattarella, Andrea Schiattarella, Paola Schiattarella, Carla Maresca, Alberto Riccioni, Silvia Giachini, Angela Pizzuti
Tasks – Competition design
The project is focused on the characteristics of the surrounding area that strongly contributed to the design idea, starting from the “symbols” of Saudi cultural identity and meaning the formal elements which reflect that identity. This is why the Palace has got both the majesty of a ceremonial structure and a clearly defined functional layout. The simple, basic volumes are organized in a fishbone layout along a central route that starts from the entrance hall, following the north-south orientation and taking advantage of natural light, which penetrates deep inside the spaces, producing chromatic and chiaroscuro effects of noteworthy impact and defining a surprisingly varied architectural landscape.
Client – Arriyadh Development Authority
Team – Amedeo Schiattarella, Andrea Schiattarella, Paola Schiattarella, Alberto Riccioni, Cristiano Cristofari, Olimpia de Sanctis, Angela De Vita, Dionysia Drakou, Roberto Greco, Manuela Iorio, Antonio Lucchetta, Costanza Marchetti , Carla Maresca (lighting design),Magdalena Palmowska, Vincent Pepe, Arianna Rieti, Claudia Sacristan, Eric Scortegagna, Arianna Uzzeo
Consultants – Paeseggi&Paesaggi (landscape), ArchSystem (acoustic), Integra (access road), Proge77 (structures), Tekser (Engineering)
Tasks – Schematic design, design development, detail design
The Science Center of Daejon has been realized renewing an existing cylindrical pavilion on the occasion of Daejon Expo. Our project for the competition consists of maintaining the steel structure of the original shell only, transforming the exterior rigid existing cover into a transparent cylinder shaped building in which all different functions gather in a cluster. The Ground Floor is a completely permeable area with no interruption between lake, woods and the existing large squares so that the Hall (main entrance) becomes an open public area with trees and a cafeteria in the inside.
Client – Daejon Science Center
Team – Valeria Bortolozzi, Annette Niemann, Carla Maresca, Irene Rinaldi, Giacomo Sanna, Luigi Valente
With – Studio Costa & Partners, Giovanni Bulian, Lee Hanh Gi, Yetap Architects, Jesam Tech co, Young Soon Ko, Barbara Gallavotti, Franco Pacini (consultants)
Tasks – Preliminary design
Combining innovation and tradition, this appears to be the requirement currently expressed globally. The objective of our proposal was to adhere to the specific route adopted by Saudi culture. The starting data for our project was both related to the type of territory: the horizontal landscape of Riyadh, the colour of its earth, the lay of the land inset by the green Wadi’s and to the specifics of the plot I.e. the continuity with the Green Fingers network and Earth Berm Park the morphology of the buildings around it (volumes, design consistency, location), the circulation routes, accesses, plot orientation and exposition of the road facing fronts.
Client – High Commission for the Development of Riyadh
Team – Amedeo Schiattarella, Andrea Schiattarella (project director), Alberto Riccioni, Paola Schiattarella, Carla Maresca, Alessia Massimi, Daiana Pizzulli, Giacomo Sanna, Eric Scortegagna, Arianna Uzzeo
Tasks – Preliminary design
Premio PAI 2012_Categoria Nuove costruzioni
Il sito, localizzato ai limiti di una vasta pineta piantumata alla fine del XIX secolo, era occupato da una struttura alberghiera costruita negli anni ’30, alterata successivamente da innumerevoli superfetazioni. Lasciato in stato di abbandono per alcuni decenni, l’Amministrazione Comunale e l’immobiliare proprietaria del manufatto hanno preferito prevederne la demolizione al fine di una maggiore valorizzazione dell’area a presidio della pineta che definisce lo skyline di Spotorno. Dopo un primo progetto in stile “vernacolare” elaborato da progettisti locali, che aveva lasciato perplessi proprietari e tecnici della Sovrintendenza, siamo stati invitati a proporre una nuova soluzione più integrata con il paesaggio. A differenza del progetto precedente abbiamo ribaltato una serie di convenzioni e stilemi di un presunto e dilagante linguaggio ligure, una sorta di “tradizione inventata”, gradito dalle amministrazioni, indifferentemente dal colore politico, tollerato dalle sovrintendenze, spesso maschera delle più bieche speculazioni immobiliari. Il nuovo complesso è articolato in più volumi semplici gradonati che seguono l’andamento morfologico del contesto, nonché l’orientamento est-ovest tipico degli insediamenti liguri. Questa configurazione permette il ripristino morfologico del paesaggio della pineta di Spotorno parzialmente alterata dal preesistente blocco alberghiero esistente. I volumi edilizi sono frammenti disposti seguendo le curve di livello ricavate ricostruendo la topografia della collina. Dal punto di vista disciplinare la metodologia progettuale applicata riprende i principi insediativi locali, evocando le composizioni di volumi semplici addizionati, e nello stesso tempo la tradizione dell’architettura organica, in particolare le sperimentazioni dei Maestri (Wright, Aalto, Daneri) e la cultura moderna dell’abitare in Liguria (Ponti, Zanuso, Mosso, Galvagni, ecc.). Nella contemporaneità l’architettura organica possiamo considerarla come una versione edulcorata dell’architettura bioclimatica ed eco-sostenibile. Il progetto cerca nella dialettica il dialogo tra architettura e natura con l’obiettivo di adoperare gli elementi naturali ( vegetazione, morfologia del contesto, ecc.) come materiali progettuali adatti a interagire con gli spazi abitativi. L’architettura non è semplicemente mimetica, essa è parte di una nuova natura accogliente e amica dei suoi abitanti.
Committente GECO 2005 REAL ESTATE MI
Impresa di costruzioni ALFA COSTRUZIONI EDILI SRL Mondovì
Il villino è stato costruito nel 1927 secondo le mode e le tecnologie del periodo. Si tratta di un villino per la piccola borghesia locale e riprende gli stilemi dell’epoca in un “pastiche” eclettico senza eccessive pretese. Elementi di pregio sono sicuramente i pavimenti decorati in graniglia genovese, posati direttamente sulle esili solette in cemento armato e i decori delle murature esterne. Le murature sono invece, secondo l’uso dell’epoca in Liguria, in muratura portante in pietra, malta e pochi mattoni. Il villino originario era distribuito su due piani con cucina, pranzo e salotto al piano terra e tre camere e servizi al piano primo. Il progetto di riqualificazione del villino originario è consistito nel ripensamento delle logiche distributive della casa seguendo gli umori e le aspettative dell’esigente cliente. All’interno del volume disponibile abbiamo immaginato un’abitazione distribuita su tre livelli, trasformando il sottotetto nel cuore privato dedicato al riposo, camera padronale, e alla cura del corpo, sala toilette e minipiscina con cascata in marmo nero assoluto. Una terrazza traguarda il mare. Il piano terra accoglie lo studio del professore, una sala per la lettura, una cabina per gli ospiti accessoriata con una “boiserie” in legno di pioppo che richiama gli interni della nautica di diporto e un bagnetto di servizio. Il piano terra è completato dal garage e dalla camera della domestica.
Il piano terra è direttamente collegato con il piccolo giardino, grazie all’introduzione di una pedana in legno di iroko sospesa rispetto la quota di campagna, nei quali sono stati ritagliati parti protette da una pergola in trefoli di acciaio inox e vite, e una pergola in legno e vetro. Nella cantina, localizzata nel seminterrato è stata ricavata una cucina di servizio al giardino. Il primo piano è stato rivoluzionato conservando in toto, restaurandola, solo la pregevole pavimentazione decorata. Al posto delle tre camere preesistenti è stato creata una ampia zona giorno “open space”, demolendo i tramezzi. In continuità con il soggiorno è stata inserita una zona di servizio che comprende la cucina ed un bagno, i quali sono separati dal resto dell’abitazione da pareti scorrevoli in vetro opalino. In un angolo del piano terra è stata realizzata una nuova scala a chiocciola in acciaio e vetro in continuità con quella, restaurata, esistente. Lo spazio del soggiorno è caratterizzato dall’equilibrio tra luce naturale e artificiale studiato per esaltare le opere di artisti del novecento ligure che il cliente sente vicine sentimentalmente e culturalmente. Un mobile di legno di tek, disegnato come una scultura minimale, corre longitudinalmente il soggiorno ed ospita il complesso impianto “dolby surround”. La cucina in acciaio inox è semplicemente una macchina per l’elaborazione del cibo. Il piccolo tavolo in acciaio inox e vetro è stato realizzato su misura e richiama nel disegno della struttura lo zodiaco dei pesci.
Il giardino dei pensieri
Una piccola porzione di terreno è l’occasione per ampliare il giardino del villino eclettico. Per non alterare il progetto già realizzato gli architetti decidono di introdurre un oggetto, uno specchio d’acqua, che sia in grado di mediare la sistemazione esistente con il nuovo giardino. Decidono di conservare gli alberi esistenti e costruiscono intorno ad essi una panca, le sculture di bronzo di Franco Bratta e una rampa scultura ideata da Vincenzo Ariu in acciaio corten e luce (a led). I materiali sono l’essenza del progetto: alla pietra di Luserna, già abbondantemente presente nella sistemazione del villino, si aggiungono legno, acqua e acciaio corten.
Un edificio costruito negli anni ’60 per ospitare gli spazi espositivi e la falegnameria di un noto Mobilificio di Varazze è trasformato in abitazioni, prime case e case vacanza, con tre mosse compositive (sottrazione, addizione e traslazione) sufficienti a dare nuova linfa vitale. Minimo sforzo per il massimo risultato.Tre mosse (traslazione addizione e sottrazione) sono state sufficienti a dare una nuova dignità architettonica. La speculazione edilizia, come è noto, è stata particolarmente selvaggia nelle cittadine rivierasche della Liguria tra gli anni 60 e 70. Pur se in maniera meno aggressiva di altre località anche il centro storico di Varazze è stato accerchiato da numerose costruzioni, in genere seconde case. In questo contesto, nel 1964, è stato costruito il “Mobilificio e falegnameria Vallino”. Cessata l’attività commerciale il piano urbanistico comunale ha previsto la trasformazione dell’edificio in residenze diversificate per taglio e superficie adatte a soddisfare la domanda dei residenti. Per limitare i costi di costruzione si è optato per la conservazione dell’edificio e nella ridefinizione tipologica con semplici operazioni di addizione, sottrazione e traslazione di volumi e superfici. La traslazione della scala all’esterno del volume, ha consentito di vincere la partita e l’edificio si è trasformato in una tipica casa di ringhiera con gli alloggi orientati verso sud-ovest e il mare. Completano la mutazione la sottrazione e l’addizione di parte dei terrazzi che circondavano l’edificio preesistente. I materiali e i dettagli richiamano l’architettura navale che intende richiamare la tradizione cantieristica di Varazze. Le ringhiere in alluminio verniciato, l’impalcato in legno di iroko dei terrazzi-pontili, gli stessi brise-soleil in alluminio verniciato richiamano una tradizione che è passata dai velieri ottocenteschi costruiti direttamente sulla spiaggia ai moderni yacht degli storici Cantieri Baglietto. Dal punto di vista tecnologico l’edificio raggiunge prestazioni notevoli e gran parte degli appartamenti sono in classe energetica A.
La nuova sede di Dolce&Gabbana si trova in viale Piave, nelle vicinanze del centro storico della città. La conformazione lunga e stretta del lotto di edificazione e la volumetria dell’edificio preesistente hanno portato ad una soluzione compositiva sviluppata in tre corpi di fabbrica paralleli, di cui quello centrale risulta sospeso su un corpo di collegamento tra i tre edifici, ortogonale rispetto alla strada. In questo modo viene a crearsi una grande e profonda corte interna, su cui si affacciano tutti i corpi edilizi. Il prospetto su viale Piave è scandito da un sistema di brise soleil in acciaio inox, composti in moduli quadrati di 3.60 x 3.60 mt.
Milano, Italia
2009 / 2013 – Costruito
Committente: Dolce&Gabbana S.r.l.
Superficie costruita: 10.000 mq
© Andrea Martiradonna
Il complesso edilizio IKON RESIDENCE, situato in Budrio, località emiliana in provincia di Bologna,è un edificio che con una pianta a doppia “C” si sviluppa in maniera simmetrica intorno ad una corte comune nella quale vi si accede da un androne sul fronte Sud-Ovest. La corte collega il parcheggio privato antistante l’edificio al corpo scala, che conduce alle diverse cellule abitative. Il progetto è caratterizzato da un elemento scultoreo posizionato al centro della corte, l’albero d’acciao, un oggetto che partendo da terra con elementi tubolari che intrecciandosi rievocano un tronco arriva all’ultimo piano allargandosi con i rami e diventando copertura.La struttura ha una superficie coperta di circa 810 mq, la superficie utile di 613 mq e la superficie accessoria (SA) è di mq 327. L’Albero, che è visibile da tutti i ballatoi che si affacciano sullo spazio comune, funge anche da schermatura visiva al vano ascensore interposto tra esso e il vano scale. L’altro aspetto architettonico che dona unicità al complesso è il dialogo tra i vari materiali impiegati nelle finiture esterne: mattoni, infissi in alluminio e rivestimento ceramico esterno che rievoca l’acciaio cortén. Questi materiali generano un contrasto cromatico con il bianco dell’intonaco, delle balaustre e dell’albero, invece realizzati in acciaio, e della copertura dello stesso albero realizzata con un telo sintetico idrorepellente. Oltre a risaltare i volumi e le forme dell’edificio queste cromie si contrappongono alle vetrate degli infissi generando un elegante gioco materico. Tutti questi aspetti sono stati pensati e progettati per far si che l’intero oggetto architettonico si sposasse con il contesto costruito e con il paesaggio circostante. L’intero progetto architettonico è stato curato dell’ Arch. Tutolo Angelo, con la collaborazione dell’ing. Tutolo Nicola, il quale ha svolto anche la mansione di Direttore dei Lavori durante la fase di costruzione dell’ edificio. La progettazione dell’albero nella corte comune è stata curati dallo studio Rocco Valentini Architecture, con la collaborazione dell’Ing. Giuliano Peverati e dell’Arch. Serena Sciotti.