GrasSea Ristopescheria

Il tema del progetto era quello di abbracciare con un unico gesto architettonico lo spazio contenente le diverse tipologie di attività che si svolgono all’interno dell’edificio. Pescheria, ristorazione, ambienti funzionali ed ambiente esterno dovevano apparire come un’unico spazio continuo, fruibile sia a livello funzionale che a livello di percezione. Inoltre il progetto doveva richiamare un ambiente giovane, luminoso e con dei richiami al tema marino, ovviamente reinterpretato in chiave moderna. I controsoffitti con linee fluide e dinamiche, la pavimentazione in legno che poi diventa la parete della cucina che richiama i pontili dei moli, i serramenti in acciaio inox, le finestre circolari collocate in alto sulla finestra, sono tutti riferimenti interni al tema marino. Il resto delle linee, compreso il gioco di feritoie sulla parete della cucina che la rendono a vista, il bancone monoblocco rivestito in resina, rimarcate con un’illuminazione studiata ad hoc, rendono l’ambiente funzionale, moderno e dinamico proprio come l’attività che si svolge al suo interno. Lo spazio esterno coperto richiama più lo stile della classica taverna di pescatori, con un abiente ed un’illuminazione più caldi e tradizionali. Come fosse un percorso tra due differenti modi di vivere e vedere il mare. YO.DAA si è occupato inoltre della creazione del logo, della realizzazione del sito web e dello sviluppo del brand, parallelamente alla realizzazione del progetto architettonico.

Ufficio Privato FDF

Il progetto prevedeva la ristrutturazione di un locale al piano terra di un immobile, per adibirlo ad ufficio dirigenziale totalmente accessoriato. Il locale era privo di qualsiasi finitura e in stato di abbandono. Il tema era complesso: riuscire a inserire in 25 mq un bagno completo, uno spazio per l’archivio, un mobile ripostiglio, e uno spazio ufficio con una postazione lavoro fissa e due mobili. Il tutto, data l’importanza della clientela della committenza, doveva risultare il più elegante e ricercato possibile. Per questo le porte e le scrivanie a scomparsa, garantiscono la flessibilità degli spazi, rendendo questo progetto versatile sia come spazio di lavoro che come spazio di rappresentanza. Completano la “trasformabilità” dello spazio un attento studio dell’illuminazione, che può essere impostata come “ambient” o “da lavoro” a seconda delle esigenze.

Museo della Zecca di Roma

Allestimento nell’edificio sito al n.712 di via Salaria, (Polo Produttivo Industriale) del nuovo Museo della Zecca di Roma, precedentemente ospitato nel Ministero dell’Economia a via XX settembre.

Lanificio

identificazione: lanificio_centro produzioni
sito: ragusa
tipologia: live club
committente: privato
superficie interna: 700 mq
superficie esterna: 280 mq
progettisti: valentina giampiccolo_giuseppe minaldi
collaboratori: marco scebba_vincenzo dipasquale
cronologia: giugno 2013_novembre 2013
foto: francesco trovato

Terme di Diocleziano: allestimento del “Medagliere

Roma_M.N.R.- Terme di Diocleziano: allestimento del “Medagliere”- sezione numismatica del Roma_M.N.R. nell’ex Collegio Massimo a Termini oltre l’allestimento museale delle sezioni affreschi e statuaria imperiale.

Decameron

The showroom of the Decameron furniture store is located on a rented site in the furniture commercial alley in São Paulo. To make the quick and economic construction viable, the project worked with the premise of a light occupation of the lot, basically done with industrial elements, which could easily be assembled. The space was constructed through a mixed solution, with maritime transport containers and a specifically designed structure. Despite the spatial limitation imposed by the pre-determined dimension of the containers, the piece has impressive structural attributes that makes piling them possible. Two stories of containers form tunnels where products are displayed side by side. The ample span, necessary to show furniture in relation with each other, is constructed by a metallic structure. This space is closed, in front and in back, by double-height metal casements with alveolar polycarbonate. At the back of the lot, there is a patio filled with trees and a pebbled-ground. When both doors are simultaneously opened, the whole store becomes integrated with its urban context. At rush stressful hours, by opening only the back doors, the store becomes self-absorbed, ruled by the presence of the inner-garden. On the back of the site is the office, closed by a glass wall that enables the designers to take part on the sales life. Two edges of the design process in contact through the inner patio as other opposing strengths also meet at this small project: The intensity of the urban life and a small nature retreat, the power of the containers and the lightness of the metallic structure and finally, the linearity of the tunnels and the cubic volume. architecture > studio mk27 architect > marcio kogan co-architect > mariana simas interior design > diana radomysler . mariana simas collaborator > pedro tuma . Oswaldo pessano team > beatriz meyer . carolina castroviejo eduardo chalabi . eduardo glycerio . eduardo gurian elisa friedmann . gabriel kogan . lair reis luciana antunes . maria cristina motta renata furlanetto . samanta cafardo . suzana glogowki landscape > renata tilli contractor > terra gaia eng. marcello ventura eng. Carlos eduardo murakami structure engineer > pouguett engenharia e projetos visual identity > nó design

Café de Flore

ANNO REALIZZAZIONE: 2014
LOCALITA’: MILANO (MI)

Relooking degli interni di un locale bar.
Nel pieno del quartiere di città studi, a Milano, la progettazione dei nuovi interni di un bar, di cui esaltare la vocazione diurna e la dimensione accogliente e familiare, intervenendo sui rivestimenti a parete e sugli arredi, con un’attenzione speciale al sistema di illuminazione.

Progettazione: Daniela Aru

HANGAR P

Hangar P – San Giovanni d’asso, Siena
Intervento di ristrutturazione ed integrazione residenziale all’interno di un ex edificio industriale.
Collegato all’adiacente Hangar J da decisioni stilistiche e concettuali che ne fanno un progetto concepito in continuità, questo spazio residenziale nasce dall’esigenza di trovare collocazione ad una realtà abitativa nella dinamica aperta e multifunzionale dei luoghi produttivi. Alla libertà estrema dell’open space si contrappone la presenza di un volume compatto, il night box, che dialoga con le direttrici strutturali del capannone industriale attraverso un linguaggio formale fatto di pendenze e sfaccettature. Lo spazio living, dominato dai colori della vecchia struttura e da arredi fissi rivestiti con listelli di cortecce recuperate, si apre costantemente sul paesaggio circostante attraverso grandi vetrate scorrevoli che lasciano intravedere la lunga piscina a sfioro progettata per integrarsi nel paesaggio e riflettere la natura della campagna senese. All’interno, il guscio del night box appare come una bianca, stravagante eccezione, pronta ad aprirsi svelando l’apparato tecnologico nascosto nella sua scocca, con la cucina a scomparsa. Il locale interrato, un tempo ad uso dell’officina, diventa una piccola cantina climatizzata per le bottiglie più pregiate ed emerge in superficie con il bancone in cristallo sfaccettato.Testa e coda del night box ospitano due stanze da letto, con arredi interamente realizzati in legno su misura, collegate tra loro dal lungo tappeto in tek delle docce che conducono via via ai diversi ambienti bagno e wellness. Lo spicchio vetrato generato dalla sfaccettatura del box consente la vista sulle vecchie travi in cemento interrompendo il bianco totale della camera padronale e, di notte, segnala la presenza degli ospiti all’esterno, nella zona polifunzionale. La successione degli spazi bagno può essere interrotta dalla chiusura delle alte scorrevoli in vetro satinato che isolano di volta in volta a piacere le differenti zone tutte illuminate da una finestra a nastro. Al centro del percorso, la vasca da bagno fronteggia un’apertura sull’intimo corridoio esterno dove il marmo dei rivestimenti esce e piega diventando doccia a cielo aperto.
Camino centrale: David Mackie
Coordinamento e integrazione interior design: Johny Thielens

Duplex in Paris

Although the building was constructed as early as 1850, the apartment designed by Valerio Maria Ferrari and Cinzia Mazzone was officially created in 2003. By incorporating the common areas (staircases, corridors, etc.) the apartment was enlarged to its current size of some 220mq. Removing to Discover “Eliminating to clear away the encrusted interventions that had followed each other over 150 years, and so returning to the original structure,” explains Valerio Maria Ferrari “was almost an archaeological gesture, as well as being conceptual and material. The most fascinating and surprising discovery was that the structure was designed by Jean Baptiste Lesueur (architect of the Hotel de Ville, destroyed by fire in the late 1800s) and was of iron – instead of the more common timber – at the request of the owner. At that time there was much talk of a new means of urban transportation called the Chemin de Fer Métropolitain (the Métro), which was to pass not far from there. I preserved this structure, restoring it, leaving it exposed and highlighting it as a series of dark lines that pattern and order the sequence of spaces. The restoration process brought to light a wall en pierre de taille (dressed stone) with some fossils visible in the stones. From these details observed in the stones it seems very likely that they were removed from the excavation of the nearby Roman Baths, where the Hôtel de Cluny was built.” V.M.F. A 1:1 relation with art “In this house are collected many works of contemporary art, by modern and old masters, and many of the finest international design products (CANTA armchairs by Toshiyuki Kita and ORANGE armchairs by Gerrit Rietveld, to name only two). Their position is designed not by virtue of their “decorative” role, but because of their proportional relation to their setting: it is a distinctive form of cohabitation. For example, the large panel photo by Fariba Hajamadi, covering almost the whole wall opposite the bed, makes it difficult for people to pass by there because it has the same proportions as the bed and therefore has a ratio on a scale of 1:1 with the only other object in the room. Under the oil painting by Wilfredo Lam instead I placed two seats purchased in a market, which I later discovered were by Ole Wanscher, covered with a fabric that would relate to the picture, and not just chromatically. Even in this unusual relationship between recognized works of art and anonymous products I sought to add the element of surprise. I like to think that the value attributed to an object is not automatically derived from the fame of its author, but the role of the object in its setting.” V.M.F. Sebbene l’edificio fosse costruito già dal 1850, l’appartamento progettato da Valerio Mario Ferrari e Cinzia Mazzone è nato ufficialmente nel 2003. In quell’anno fu completato infatti l’acquisto dell’abitazione di 60mq al 5° piano di uno classico palazzo sulla rive gauche e delle 10 chambre de bonne* che ne occupavano l’ultimo piano. Inglobando le parti comuni (scale, corridoi…) l’appartamento raggiunse le attuali dimensioni di circa 220mq. Togliere per Scoprire “Eliminare per ripulire dalla sovrapposizione degli interventi che si erano succeduti in oltre 150 anni, e tornare alla struttura originale” spiega Valerio Maria Ferrari “è stato quasi un gesto archeologico, oltre che concettuale e materiale. La scoperta più affascinante e sorprendente è stata la struttura che fu realizzata dall’architetto Jean-Baptiste Lesueur (architetto dell’Hotel de ville, in seguito bruciato a fine ‘800) in ferro invece dell’uso del più comune legno su richiesta del proprietario. Allora si iniziava a parlare di un nuovo mezzo di trasporto urbano chiamato Chemin de Fer Métropolitain (la metropolitana), che sarebbe dovuto passare non lontan. Ho salvato questa struttura, restaurandola, lasciandola a vista ed evidenziandola, come una serie di linee scure che disegnano, ordinandoli, il susseguirsi degli spazi. Grazie al processo di restauro è stato riportato alla luce anche un muro “en pierre de taille” con alcuni fossili nelle pietre. Da questi dettagli osservati nelle pietre sembra molto probabile infatti che siano state sottratte agli scavi delle non lontane Terme Romane, su cui era stato costruito l’Hôtel de Cluny.” V.M.F. Segreti “La convinzione che uno spazio familiare e domestico debba conservare dei segreti da scoprire mi ha suggerito l’importanza della mobilità di alcuni elementi capaci di ridefinire lo spazio di cui fanno parte dipendentemente dalla loro posizione. Considerare l’ambiente in cui viviamo come qualcosa di ormai dato e immutabile riduce il fascino e l’emotività del rapporto che abbiamo con questo stesso ambiente. Perciò ho pensato che nella totale riprogettazione degli spazi, luoghi, funzioni, dettagli…avrei definito spazialmente anche qualche ostacolo inatteso che avrebbe obbligato gli abitanti ad avere in certi momenti un’attenzione diversa sulle cose.”V.M.F. Ostacoli e incongruenze “Gli elementi più evidenti di questo approccio progettuale sono le porte che ho posizionato non solo per aprire/chiudere le stanze ma per creare degli attraversamenti insoliti, non ortogonali, che dilatassero l’entrata nello spazio successivo (vedi in pianta office1 e office2). E ancora allo stesso piano, ho creato un attraversamento obbligato, con muri bassi che sono in parte sovradimensionati, per accedere al cuore della casa con la cucina divisa in “zona cottura” e “zona preparazione” fino a creare dei passaggi obbiettivamente non molto agevoli da attraversare. Per evidenziare la deambulazione circolare nella casa ho realizzato un arrotondamento delle pareti in modo da invitare lo sguardo prima e il corpo poi a passare da un ambiente all’altro. Nella stanza dei giochi (per la giovane figlia) ho tenuto il soffitto pericolosamente inclinato come in una tenda indiana, che richiede una certa attenzione quando ci si muove” V.M.F. Un rapporto con l’arte 1:1 “In questa casa sono raccolte molte opere d’arte contemporanea, moderna e antica, e tanti prodotti del miglior design internazionale (le poltrone CANTA di Toshiyuki Kita e ORANGE di Gerrit Rietveld, per citarne solo alcuni). La loro posizione è pensata non in virtù del ruolo “decorativo” ma in virtù del loro rapporto proporzionale con l’ambiente: è una forma particolare di coabitazione. Per esempio il grande pannello fotografico di Fariba Hajamadi, che ricopre quasi l’intera parete davanti al letto matrimoniale, e rende difficile il passaggio delle persone, è lì perché ha le stesse proporzioni del letto e dunque ha un rapporto di scala 1:1 con l’unico altro oggetto presente nella stanza. Sotto il dipinto ad olio di Wilfredo Lam ho sistemato invece le due sedute acquistate in un mercatino che ho poi scoperto essere di Ole Wanscher, rivestite con un tessuto che interolquisse con il quadro, non solo cromaticamente. Anche in questa relazione insolita tra opere d’arte riconosciute e prodotti anonimi ho cercato di portare l’elemento sorpresa. Mi piace pensare che il valore attribuito ad un oggetto non sia automaticamente derivato dalla notorietà dell’autore ma dal ruolo dell’oggetto stesso nel suo contesto ambientale.”V.M.F.

Bulgari DIVA Window_2013-2014

Marco Piva continues its cooperation with the prestigious brand Bulgari dressing the new 2013-2014 shop windows. The concept was inspired by the just-launched DIVA jewels collection that celebrates the big stars of the past, who have left their personal footprint in the world of style and fashion and who Bulgari wish to honour with magnificent jewels. Last year, the successful introduction of ceramics in the common thread of Bulgari’s corporate identity led Marco Piva to continue research on this material, in order to explore new possibilities and forms of expression. The same concept is enriched with new shapes and emotions: the inspiration of DIVA shop windows comes from evolving experimentations on ceramics and from the shapes and colours explored by Bulgari for its jewels. The display stand’s predominant geometric shape, narrow at the base with a sinuous and energetic expansion, reminds both of a champagne flute, symbol of big events and special moments, and of the shape of some jewels of the new collection. These new ceramic volumes, which serve as supports for smaller display stands, are the result of hard structural research. In fact, they have been designed to remain free-standing in spite of the apparent instability that characterises their shape (the ceramic volume is ballasted inside and anchored to the underlying platform). Two main designs are proposed: the first displays jewels on the volumes anchored to the floor, the second, like a waterfall, displays suspended forms, some of which serve as lamps for the underlying elements, some host necklaces, and some, finally, serve as decorations. DIVA shop windows evoke the world of cinema and theatre with its muses, through exclusive amethyst and rubellite shantung silk panels that evoke the sliding curtains which close the theatre stage, acting as a frame for the protagonists. In addition, the two colours chosen clearly remind to the colours of the stones used for the jewels, whilst the shape of the wing reflects the lines and cuts developed for display stands. Ceramics, cloth and metal blend together on stage to enhance the jewels’ colours and brightness. The result is a game of lights, colours, shapes and contrasts to live and explore. Joyous and lively, the new DIVA shop windows designed by Marco Piva pay a tribute to the appeal and femininity of the women to whom the jewels are inspired. An imaginary theatre for unquestioned protagonists. — New York Images: Bottom Facade (ground floor): Studio Marco Piva Top end Facade (first floor): Fenizia Design Studio