Milano – 2015
In questo appartamento posto al piano sottotetto di un edificio di recente costruzione, penalizzato dalle altezze ridotte ma molto luminoso grazie alla presenza di due ampi terrazzi, si è cercato innazitutto di ottimizzare al massimo la funzionalità degli spazi, attraverso una più calibrata distribuzione planimetrica e allo sfruttamento della luce naturale presente.
La zona giorno, costituita da un ampio soggiorno con cucina a vista, è stata nettamente separata rispetto alla zona notte, per avere maggior funzionalità e una miglior chiarezza nei percosi.
La particolare qualità della luce naturale è stata enfatizzata anche attraverso la scelta dei materiali, delle finiture e delle cromie: il pavimento in rovere naturale, luminoso e neutro, si abbina infatti ad uno schema cromatico calibrato sui toni del tortora e su una limitata palette di grigi, che individuano le diverse aree funzionali, attribuendo ad essi uno specifico carattere.
Photo by Arianna Palano
Milano – 2010
per Il Prisma – Milano
Questo progetto per la nuova sede di una multinazionale specializzata nella produzione di vaccini contro le allergie gioca volutamente col colore nel tentativo di rendere l’immagine aziendale più accattivante ed attuale, in provocatorio contrasto con il carattere prettamente scientifico dell’attività svolta. Ironicamente il tema decorativo dominante sulle pareti è un giganteso soffione (potente vettore allergico).
Photo by Davide Squeo
La casa di campagna è in forma di blocco cubico di 10 x 10 x 10. Essa si dispone lungo la strada pedecollinare che unisce gli abitati sparsi lungo le pendici del Monte Canto. Verso Sud la casa ha un bel porticato ad archi su tre ordini che misura tutta la facciata e che è stato mantenuto. Il progetto si è occupato di riconfigurare lo spazio interno e i collegamenti, trasformando il fienile dietro la casa in blocco scala aperto su tutti i livelli.
La nuova sede dello studio cn10 occupa tre piani di una vecchia casa di fine Ottocento che sorge in un piccolo borgo lungo la strada pedecollinare che costeggia il fronte Sud del Monte Canto.
L’edificio si articola su cinque livelli due dei quali non visibili dalla strada perché incassati nel pendio della collina. I locali dello studio si dispongono a piano terra con ingresso diretto dalla strada e nei due piani sottostanti affacciati sul cortile interno. Il progetto di sistemazione rispetta l’impianto tipologico e i caratteri spaziali e materiali degli ambienti, limitandosi ad una loro valorizzazione e rimessa in funzione.
Il progetto dello “Spazio Greppi” si inserisce in una visione generale di recupero e valorizzazione dei luoghi centrali della Città di Dalmine. I locali interessati dal progetto occupano parte del piano terra dell’ex palazzo Camozzi, stabile acquistato dalla Società Dalmine nel 1933, parzialmente abbattuto, ristrutturato e trasformato in cooperativa, mensa e abitazioni tra il 1934 e 1935. Si tratta di uno degli edifici interessati dal ridisegno urbano e architettonico operato da Giovanni Greppi nel corso degli anni Trenta che porta alla realizzazione di una serie di importanti edifici pubblici tra cui la Casa comunale, la Casa del Fascio, il Dopolavoro aziendale, la mensa e la cooperativa di consumo.
Il progetto di restauro della Torre del Borgo ha affrontato diversi aspetti che hanno condizionato la conservazione, l’uso e la valorizzazione dell’edificio: l’instabilità strutturale delle pareti e pavimenti, la mancanza di un adeguato sistema di collegamento tra i piani, la totale assenza di reti di impianto, il degrado e la precarietà di rivestimenti in pietra interni ed esterni, la mancanza di finestre e di adeguate finiture interne, sui pavimenti e pareti. L’intero lavoro ha sviluppato quindi un duplice proposito: individuare delle soluzioni ai problemi di degrado, offrendo una rivisitazione architettonica e funzionale dell’edificio
In un villino degli anni ’20 di Monteverde vecchio, nota zona residenziale di Roma, è stata modificata un’abitazione di una giovane insegnate.Nel tentativo di superare la rigida distribuzione interna costituita da piccoli ambienti, talvolta angusti, si è deciso di intervenire anche sulla struttura portante, annullando due muri e liberare così quattro piccole stanze tra cui la cucina che ha trovato una nuova collocazione quasi al centro dell’ampio ambiente di soggiorno. L’accesso dalla strada attraverso una scala a profferlo, la proporzione delle bucature, le originali porte rimontate su un più ampio pannello in legno color verde bandiera e il pavimento in graniglia 20×20 contribuiscono a conservare i caratteri originari del villino.
Progettazione di un B&b a Milano
Recupero di un ex fienile
LOCATION ITALY – SULZANO D’ISEO
DESIGNER – GIANCARLO VOLPINI
PROJECT YEAR – 2006
PHOTOS BY FOTO SBARDOLINI
In direzione contrapposta rispetto alla tendenza piuttosto consolidata di realizzare locali destinati al divertimento in “contenitori” relativamente anonimi dentro cui la percezione dello spazio è il più possibile de-contestualizzata e prevale la percezione del dettaglio “di stile” o “in-stile”, l’intervento di ristrutturazione delle Palafitte è esplicitamente conservativo nei confronti di un edificio che ha consolidato nel tempo il suo ruolo di “lanterna”, di insegna della sua funzione. L’edificio conferma esternamente la forte relazione con il lago, è dichiaratamente “architettura sull’acqua”: l’edificio si dispone parallelo al lago come un corpo galleggiante, i materiali sono tutt’altro che mimetici, l’intonaco bianco e levigato delle strutture è intervallato dai tamponamenti in legno che ricordano l’architettura della casa galleggiante. Il corpo aggiunto, completamente occupato dalla sala ristorante, è caratterizzato da un linguaggio elementare: due piani paralleli rivestiti in rame naturale, uno su cui camminare ed uno come tetto, distanziati da pali a formare una cortina perimetrale: per tamponamento solo vetro trasparente e per illuminare solo lampadine trasparenti neutre appese al soffitto come se fossero disposte casualmente, così come le colonne perimetrali, metafora architettonica dell’apparente casualità del canneto (la sponda Sud-Est del lago d’Iseo ne è una splendida riserva). Nella composizione dei due corpi convivono modernismo e architettura spontanea, la villa americana sull’oceano degli anni ’60 e la palafitta di bambù. L’intervento per Le Palafitte vuole essere di recupero anche del vissuto: gli affacci da e sul lago, la ricostruzione del pontile di attracco delle barche private, la grande terrazza solarium, rimandano a quel legame architettura/fruizione che ha reso questo edificio ed il suo intorno luogo per eccellenza per la vacanza di un giorno.