House M2

The project M2 at Bozen-Moritzing is a Klimahouse A which hosts two accommodations on separate floors. Because of his punctuated facade in the north and the east it seems closed to the access road. The plastered basement serves as pedestal for the smaller upper floor, which is covered by cladding sheets. To the garden – towards the south and the west – the house opens because of a generous glass façade. The two flats are protected against strong insolation in summer by overhanging roofs. The ceiling of the basement serves to the upper floor as a roof terrace, whereas on the roof of the upper floor is the photo-voltaic plant. The apartments have a direct access from the underground car park. A continuous wall, which passes parallel to the exterior walls, separates the night area from the day area, which is turned to the glass façade. This creates a clear separation in areas with different lighting qualities.

Il progetto M2 riguarda una Casa clima A, situata a Bolzano e composta da due unità abitative distribuite su due livelli. L’appartamento del livello inferiore, più ampio, è completamente intonacato all’esterno, mentre quello del livello superiore, unità abitativa più piccola, è rivestito da pannelli. Le facciate nord ed est sono molto compatte e presentano aperture essenziali; quelle a sud ed ovest, che si aprono sul giardino con piscina, sono caratterizzate da ampie vetrate continue a tutta altezza. Entrambe le unità abitative sono protette dal forte sole estivo per mezzo di un tetto aggettante continuo. La copertura del pian terreno funge da terrazza del piano superiore; sul tetto dell’unità abitativa superiore si trovano i pannelli fotovoltaici. Entrambe le abitazioni hanno un accesso diretto al garage interrato. Una parete continua parallela alle vetrate divide la zona notte dalla zona giorno, per questo emerge una chiara e funzionale divisione degli spazi interni a favore di una illuminazione differenziata.

CASA Q

Il team Zeropositivo e la committenza volevano dimostrare che, attraverso una progettazione attenta ed interventi mirati, è possibile trasformare un edificio degli anni ’80, tipico del parco edilizio italiano, in uno ad “energia quasi zero”, confortevole, moderno ad efficiente, progettato e realizzato secondo gli standard Passivhaus.
L’intervento ha previsto una sopraelevazione con ampliamento e la completa riqualificazione del piano primo, mentre ha interessato solo in minima parte il piano terreno.
Il progetto ha voluto fondere e armonizzare nuovo ed esistente, sia a livello planimetrico che volumetrico: la semplicità del piano terreno e del piano primo viene rielaborata al piano secondo, dove la sopraelevazione presenta forme molto moderne e lineari ma ben caratterizzate da architettura e materiali.
L’applicazione dei principi Passivhaus prevede la realizzazione di un involucro edilizio ad alte prestazioni: grandi spessori di coibentazione, continuità dell’isolamento e risoluzione totale dei ponti termici, montaggio di serramenti in legno-alluminio a triplo vetro progettati per massimizzare i guadagni solari nel periodo invernale ed evitare fenomeni di surriscaldamento nel periodo estivo grazie a schermature mobili e fisse.
Per quanto riguarda l’impianto si è scelto di mantenere il generatore esistente a pellets con radiatori al piano primo e radiante al piano secondo, dispositivi elettronici per la regolazione della temperatura ambiente e due unità centralizzate di ventilazione meccanica controllata (VMC) con recupero di calore per il ricambio dell’aria all’interno degli ambienti e il controllo dell’umidità e CO2. Sul nuovo tetto piano in legno sono stati installati i pannelli solari per la produzione di acqua calda sanitaria e i moduli fotovoltaici per la copertura del fabbisogno elettrico.
L’efficienza dell’edificio, insieme al controllo dei frangisole e alla gestione dei carichi, avviene tramite un sistema domotico myGekko che, oltre a contabilizzare e ottimizzare i consumi della casa, permette di immagazzinare e rendere accessibili tutti i dati e tutte le informazioni rilevate, rendendo così verificabile il buon funzionamento dell’abitazione.
Nonostante la complessità dell’intervento, rispettando i requisiti previsti per gli edifici ad energia quasi zero, “Casa Q“ è riuscita ad ottenere il finanziamento a fondo perduto previsto dal Bando ZEB (Zero Energy Building) della Regione Piemonte.

Museo del Latte

L’amministrazione del Comune di Mese ha deciso di ristrutturare l’ex latteria sociale al fine di creare al suo interno un museo del latte ed altri spazi ad uso della cittadinanza. L’intervento, oltre a recuperare la struttura esistente, prevede un ampliamento verso il prospetto interno, dove trovano posto le strutture di risalita al piano primo.Il progetto prevede, oltre al rinnovato uso dell’edificio esistente, un ampliamento volumetrico, funzionale all’inserimento di alcune strutture di servizio (scale e servizi igienici). La parte museale è dislocata al piano terra dove sono significative le tracce delle passate funzioni. Particolare attenzione è stata data alla disciplina degli accessi; infatti, ad ogni funzione corrisponde un ingresso autonomo. Questo principio ha generato l’idea della scala che conduce, direttamente dall’esterno, alle sale poste al piano primo. Il progetto prevede che alle nuove necessità corrisponda un’unica struttura dotata di forte identità, integrata in modo adeguato con l’esistente. In cemento armato sono le pareti dei bagni, la soletta di copertura del porticato, i pilastri a sezione tonda e le pareti del blocco scale. La parete che prospetta sul cortile interno, destinato a parcheggio, è rivestita di listoni di larice; essa rende evidente la struttura “ad albero” del nuovo corpo . Una serie di serramenti di diversa misura e collocazione contraddistingue interno ed esterno. L’ingresso al corpo scale è evidenziato da una estroflessione delle pareti che offre una sensazione di protezione ed invito.

Casa RG

La proposta progettuale riguarda il recupero del sottotetto di una porzione di fabbricato di edificio condominiale. Quest’ultimo si compone di n° 2 fabbricati e un corpo di collegamento. I due fabbricati, pur presentando caratteristiche differenti, sono stati costruiti contemporaneamente negli anni 60. Il fabbricato oggetto dell’intervento fungeva da residenza per i dipendenti del negozio di alimentari allora presente al piano terra. Il fabbricato esistente ha una pianta articolata, frutto di un’edificazione all’interno di un ambito ristretto. Pieghe, smussi e rientranze sembrano essere la conclusione di processo di rispetto delle distanze e non di una scelta compositive e/o architettonica. Mentre il corpo principale risulta totalmente libero ed appoggiato su una porzione di terreno pianeggiante, il manufatto in ristrutturazione si trova a ridosso della via Bernasconi che corre a monte a quota elevata. L’edificio ha una giacitura scomposta. Esso tende ad allargarsi verso nord e se mantiene rettilineo il lato verso l’edificio principale, verso ovest è caratterizzato da una serie di pieghe e di angoli smussati. La lieve pendenza della copertura rende meno evidente tale situazione, anche se poi anch’essa risulta scomposta nel perimetro. Il progetto parte dalla necessità e dalla possibilità di poter recuperare il sottotetto. Il progetto affronta come primo argomento la modifica delle falde di copertura e l’adeguamento della loro pendenza. La rotazione del colmo (nord/sud) è la naturale soluzione ad una serie di problemi. Essa permette di “alzare” l’edificio a nord e a sud (lati liberi); di abbassarlo verso i lati occlusi (via Bernasconi/corpo principale). In questo modo sarà possibile realizzare delle aperture a sud, fronte attualmente cieco incrementando quindi l’efficienza energetica dell’edificio. Aver ruotato le falde permette di contenerne la dimensione, sia in termini di sviluppo che di altezza. Un ulteriore affinamento alla geometria della nuova copertura si è resa possibile introducendo il sistema del comignolo come elemento di correzione della forma. Esso permette di regolarizzare il fronte nord e di rendere sostanzialmente equilibrata la lettura della copertura da via Bernasconi. La semplice rotazione della copertura ha radicalmente cambiato la percezione del volume; successivamente piccoli variazioni hanno contribuito alla definizione del nuovo volume. L’allungamento della parete est (verso nord) e della parete sud (verso est) ha permesso di ricostruire l’angolo e regolarizzare ulteriormente l’edificio. La prima operazione progettuale è stata quella di ridefinizione e regolarizzazione del volume, alla ricerca di un equilibrio possibile anche a fronte di una giacitura originale scomposta. Nell’eterogeneità che contraddistingue l’intorno, il progetto intende riscattare la piccola dimensione attraverso un intervento equilibrato ma riconoscibile e dotato di identità. Il progetto costruisce la propria identità attraverso la nuova forma e la ridefinizione volumetrica. La condizione di marginalità ha sempre determinato un senso di appartenenza al suolo. Osservando i colori dello spazio aperto, una sorta di sottobosco dai toni terrosi e volendo enfatizzare il radicamento a questo suolo, è subito apparso evidente che i materiali dovessero avere una certa uniformità, in modo tale da presentare l’edificio in una sorta di compattezza. Per questo motivo si è scelto di orientare i colori dei materiali e delle finiture verso i toni terrosi:

Residenza Privata R.E

Immersa nella rigogliosa campagna toscana, questa dimora dallo spirito contemporaneo è caratterizzata da un’architettura tradizionale e da ambienti dallo stile industriale con geometrie lineari, interamente progettati dallo studio Zeno Pucci+Architects. Circondata da un ampio giardino con maestosi cipressi e vecchi ulivi, l’abitazione ha uno stile esclusivo dichiaratamente moderno. Gli interni svelano volumi lineari e ben proporzionati con pavimenti in parquet per la zona living, e marmo per la zona relax al piano terra, pareti trattate con boiserie di legno, accostati a pezzi colorati di design e ad arredi semplici in legno antico. La villa si sviluppa su tre livelli con un grandioso open space a piano terra, che comprende il living, l’area pranzo e la cucina conviviale, oltre alla zona notte dedicata ai figli dei propietari; grandi serramenti si affacciano sulla vegetazione esterna che abbraccia delle splendide aree relax disposte nel verde. Al piano superiore è collocata la camera da letto padronale con bagno en-suite. In un gioco di contrasti ed assonanze, questa dimora è la combinazione unica tra tradizione e design, in un luogo carico di storia, nel cuore verde d’Italia, in una terra di uliveti e vigneti dove i sussulti del vento spezzano il silenzio delle lunghe giornate. Un luogo di arte, cultura e grande solarità.

Villa con Piscina

Se nella Ville Savoye Le Corbusier esprime, ad esempio, il desiderio di separare l’edificio dal paesaggio rurale in cui è collocato, paesaggio pensato essenzialmente come un panorama, Rose, Kiley ed Eckbo riflettono negli stessi anni sulla necessità di elaborare progetti per spazi aperti oltrepassando l’idea modernista di distanza dal paesaggio come condizione della sua godibilità. Seguace di tali principi può definirsi l’ambientazione di una villa monofamiliare per il tempo libero realizzata, nella provincia di Catania, dallo studio di progettazione Sebastiano Adragna Architetti. Il piano seminterrato della residenza, che ospita la zona notte, dialoga con una corte giardino di pertinenza, utilizzando la naturale orografia del terreno. La zona giorno, al piano terra, è invece collocata in posizione dominante su un grande basamento che si apre su una piscina preesistente al progetto. Grandi aperture vetrate smaterializzano i volumi prolungando visivamente lo spazio esterno fino all’interno della villa.Le ampie pannellature vetrate mediano il rapporto tra la zona living e l’area giardino. Nel periodo estivo, quando il clima permette di aprire totalmente gli infissi esterni, la zona giorno si estende sull’area solarium ai margini della piscina, permettendo una completa fruizione degli spazi. La trasparenza dell’involucro nei confronti dell’ambiente circostante è posta ulteriormente in enfasi dall’uso di parapetti in vetro temperato e stratificato.
Testo: Ing. Mariagrazia Leonardi
In collaborazione con: Ing. Francesco Rapisarda

CASA IN UNA PINETA

Contesto La pineta di Marina di Castagneto Carducci nasce agli inizi del secolo scorso in seguito ad un processo di bonifica della fascia dunale costiera. Sul finire degli anni Cinquanta Giancarlo De Carlo redige un piano urbanistico caratterizzato dalla generosa presenza del paesaggio, in cui gli edifici, immersi tra dune punteggiate di pini marittimi, mirti e lecci, hanno carattere di forte individualità e sono collegati da percorsi liberi che assecondano l’andamento del paesaggio. Conseguenza di ciò, ma soprattutto di un rapido processo di sviluppo del tessuto edificato a partire dagli anni Sessanta, è la forte eterogeneità morfologica e qualitativa delle presenze architettoniche: ad edifici di evidente qualità, caratterizzati spesso dall’uso della pietra a faccia vista come sistema costruttivo ed espressivo, con caratteri formali che spesso non disdegnano di guardare alle migliori esperienze italiane ed europee degli anni Cinquanta, fanno da contraltare edifici di scarso valore, incoerenti nei propri apparati morfologici e decorativi, frutto spesso di successive e incerte trasformazioni. Opportunità L’opera che qui si presenta nasce dall’occasione di una ristrutturazione di una residenza estiva costruita a metà degli anni Sessanta. La scarsa qualità architettonica della costruzione esistente costituisce un’opportunità di riflessione sulle qualità del paesaggio nel quale l’edificio si inserisce, adagiato su una duna di sabbia, circondato da pini marittimi collocati in punti singolari, spesso molto vicini alle pareti. L’intervento delinea una duplice prospettiva: da un lato la necessità di individuare una sintesi tra la natura dell’edificio – seppur ancora da scoprire – e i valori morfologici e cromatici del luogo in cui esso è insediato; dall’altro la volontà di collocare il carattere degli ambienti interni nel solco di una tradizione che fa del comfort, della domesticità, dell’appropriatezza la propria cifra identificativa. Tutto ciò si applica soprattutto nella modulazione della luce e delle vedute, nella misura e conformazione degli spazi, nella discrezione dei materiali. Una ideale direttrice longitudinale, che attraversa l’intera costruzione, permette di trovare una convergenza tra due aspetti operativi significativi: in primo luogo la ridefinizione della spazialità interna, che si concretizza in una sequenza di stanze passanti in stretto rapporto tra loro e con il paesaggio circostante; in secondo luogo l’identificazione del carattere dell’edificio in una nuova morfologia, allo stesso tempo naturale e archetipica, che trova nel sedimento orizzontale la cifra costitutiva. Da questa duplice istanza nasce il criterio di rimodellazione delle aperture nel corpo dell’edificio, quasi tutte diverse tra loro ma costruite tenendo conto sia della sequenza degli ambienti interni, sia della relazione tra la stanza e l’esterno, sia dell’equilibrio del rapporto massa-bucatura della costruzione. Tutto ciò è evidente soprattutto nella grande finestra della sala da pranzo che, al termine di una successione di aperture della medesima dimensione, incornicia una veduta del paesaggio dunale. Materia L’emergere del carattere archetipico dell’intervento si manifesta nella nuova morfologia della massa edificata, che evidenzia la doppia falda della copertura e una certa compattezza nei due fronti terminali – pur tuttavia mitigando queste caratteristiche formali nella parte centrale, prevalentemente orizzontale. Il materiale utilizzato per il rivestimento esterno, un travertino striato, contribuisce a fare leggere la morfologia dell’edificio come una ideale massa unitaria frutto di differenti sedimentazioni, conferendo inoltre assonanza cromatica con il paesaggio circostante. La limitata gamma dei materiali utilizzati – travertino, presente anche nei rivestimenti lapidei degli interni, intonaco, legno di teak, utilizzato per conferire continuità ai piani orizzontali interni ed esterni – contribuisce a fare della casa una presenza nella pineta che vive di una ricercata ambiguità: mentre offre un confortevole rifugio dal mondo esterno, allo stesso tempo introduce dentro di sé il paesaggio che la circonda.

case a patio

In una rigida lottizzazione residenziale, si è scelta la tipologia a patio, con i giardini e zone giorno interclusi e ribassati di 3 metri rispetto al filo stradale. Due sono i temi che individuano il complesso: la luce e il patio.Tre singole abitazioni, autonome negli accessi e nelle vedute; le due al piano terra sono caratterizzate da un sistema ipogeo che ha come intento catturare lo spazio esterno. Qui gli ambienti si aprono su spazi aperti interni, dove i singoli piani perdono la loro consistenza. Intorno al patio, si sviluppa la zona giorno, dove la ampie vetrate allargano il confine della casa sino alla roccia lasciata a vista dello scavo. L’abitazione al piano superiore si sviluppa su due livelli ed è direttamente collegata alle terrazze attraverso un doppio volume interno. I prospetti seguono la regola della luce e della discrezione; mentre i piani terra si aprono in maniera diretta con l’esterno, al piano superiore, i tagli vetrati si rapportano con il cielo e con i campanili dei vicini centri abitati piuttosto che con l’intorno costruito. L’edificio è un cubo, al quale sono stati sottratti dei volumi; le facciate presentano grandi bucature e una smaterializzazione in prossimità degli angoli, dove finestre a nastro inquadrano pilastri circolari retrostanti e alla ferrea geometria con modulo 80 si contrappongono gli aggetti dei balconi di chiara citazione razionalista. Un’altra citazione si può individuare nel balcone di forma cubica, posto ad angolo al piano terrazze, che rimanda ad elementi di difesa delle torri costiere.Un tema presente in tutti e quattro i prospetti è l’utilizzo di elementi metallici dissonanti rispetto al linguaggio architettonico; un singolare accesso attraverso un ponte metallico si contrappone alla grande vetrata a due livelli e caratterizza il prospetto a est; un sistema di scale e ballatoi, in completa carpenteria metallica, caratterizza il prospetto ad ovest.

Casa MCR

La casa unifamiliare costruita nel 2007 dai genitori è stata sopralzata creando un nuovo appartamento per la figlia. Il concetto alla base del progetto parte dalla volontà di creare spazi domestici in continuità tra loro che pur essendo aperti verso il paesaggio consentano una certa intimità e riservatezza. In questo senso la casa è un grande spazio suddiviso in stanze in continuità con piccoli patii. Nuove elemento che organizza la gerarchia della casa è rappresentato da un blocco centrale rivestito in doghe di noce che articola e suddivide le funzioni interne e che a sua volta contiene il vano ascensore e i servizi.